Jefferson City misyery

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    ambientato in una piccola cittadina americana basata su Fatal Frame o Project Zero.....


    Capitolo 0: la città infestata e il primo fantasma utile.
    In America non tutte le città erano uguali, alcune erano come scomparse, tra le parole delle leggende o anche peggio in alcuni piccoli casi. Jefferson City in Cleveland era uno di essi, piccola città ridente per molto tempo, fino alla morte di alcuni turisti, un piccolo caso di cronaca locale, a parte la descrizione di alcuni giornali della brutta fine, ancora nel mistero. Per molti quattro turisti finirono nel mirino di qualche organizzazione criminale, ma altri pensarono in maniera diversa: un male nascosto in quella città si era destato e aveva fatto fuori quattro turisti prima e la sera quando l’ultimo stava scappando fu raggiunto e punito anche lui, tra i segni bruciature, lividi e segni quasi tribali. Per evitare problemi riguardo quella città e gruppi paranormali che sarebbero comparsi così dal nulla per trovare una soluzione o indagare a caso i passaggi furono bloccati, cali aerei cancellati e altri gesti, anche folli, per evitare di indagare su quello che successe, ed evitare in certi casi anche morti inutili, almeno pensarono così.
    In una sede investigativa paranormale due giovani si stavano guardando attorno, informazioni scritti male tra fogli e blocchi note.
    “Indovina chi ci ha dato l’incarico, almeno per uno di noi due” quello più scapigliato, capelli rossicci lunghi, felpa della Puma addosso, con quel caldo del loro ufficio sembrava una cosa orribile, l’altro sembrava più un cameriere, elegante con la sua camicia, capelli corti ben tenuti. “No, spara” quello serio si fece curioso, anche leggermente preoccupato “Il signore delle camelie, e indovina vuole chiamare uno staff per un servizio speciale sulla città maledetta, potremo andare e fare soldi, solo per due o tre giorni, tanto ora sappiamo che la zona delle candele è sicura, peccato che coloro che sono morti hanno oltrepassato la linea che separava la zona sicura e quella no… finendo in bocca di quelle entità. Non avrai paura di guadagnare?” Era sempre sicuro di sé e la cosa era a volte divertente, ma lo sguardo dell’altro fu sconvolto. “Non ci andare Joshua sai che chi entra in quella città muore e si unisce a quell’orda, non ci sono ‘mistici’ in grado di sopravvivere… e poi la camera oscura non è pronta, se non fosse per colpa della poche informazioni avute dai sopravvissuti delle varie città leggendarie, grazie a quello studio su quel cinese, peccato che noi non sappiamo tradurre neanche una parola della lingua, avremo il modo perfetto anche se come eravamo riusciti, a malapena a tradurre il messaggio della camera oscura è quello: ‘chi userà questa camera fotografica sarà maledetto’… come se oramai qui non c’è la speranza di risolvere le cose senza un metodo non troppo ortodosso… stiamo usando la ‘magia’ di una macchina fotografica antica, che sto cercando di aggiornare per evitare acque sante e strumenti tipici dell’epoca giapponese e cinese medievale… meglio rinunciare te lo dico”. Joshua guardò l’amico preoccupato “allora facciamo così Matt, se io non ritorno dopo tre giorni da dopo domani, quando partirò con quella troupe di specialisti organizzati per cercare un modo, ma se quella storia di Jefferson City è una bufala mi pagherai una pizza dal nostro amico… preparati a pagare” lo sguardo sornione del ragazzo nel dire quelle parole che più di una sfida.
    Sfortunatamente quello che doveva succedere avvenne, il ragazzo non tornò più, la lista dei maledetti aumentò di altri dieci poveracci. Erano passati due anni, oramai Matt aveva trent’anni ed era diventato il ‘ranger solitario’, la camera oscura aveva funzionato, piccole città e proprietà infestate debilitate delle loro entità, per pochi dollari. Piazzava i cilindri contentente quelle entità nei bruciatori di templi cinesi in America dove andava, una piccola fede oramai giunta al termine. Tornò a casa sua guardando la posta, solite bollette da pagare, annunci pubblicitari… e una lettera strana, spedita proprio dall’amico. L’aprì di fretta posando per terra la busta rovinata dalla polvere. Lesse con calma, per capire che fine aveva fatto proprio Joshua preoccupato per lui.
    ‘ Matt dopo un giorno di disavventure sono riuscito a scrivere questa lettera. La tua preoccupazione era giusta, dei dieci al primo giorno già tra specialista sono spariti, solo il prete per ora è integro. I fantasmi ci hanno attaccato già dalla sera, anche perché quel coglione di uno specialista della tecnologia ha rotto la linea di candele, perché poi doveva andare in bagno, la sua fine è stato un esempio. La cosa più crudele che siamo stati marchiati appena la sera è giunta, io alla mano destra, una vera e propria sfortuna. Ora meglio portare la lettera fuori sperando che ti arrivi, se ritornerò in qualche modo ti offrirò io la pizza…. ‘
    Il problema più grave per Matt era comunque la vista, dato che forse motivando la sua fissazione a vedere fantasmi, era stato da tempo visitato, oculisti, psicologi e psichiatri, sempre con il solito fatto, ogni seduta, quasi come se fosse un vero problema, vedeva un vecchio dietro, soprattutto durante le sedute con lo psicologo. Doveva capire di più.
    “Mi dica signor Jones, strizzacervelli, ha tutti casi felici?” Voleva capire il suo poblema o mentire sul fatto che non vedeva corpi particolari a guardarlo. Quel signore, leggermente vecchio, capelli bianchi con quella che potrebbe essere, per derisione, una portaerei proprio al centro della sua testa. “Non sarebbero affari suoi se non erro, poi il fatto che lei abbia stuzzicato con il fatto della camera oscura, una camera fotografica programmata per catturare spettri, e la vedo anche, se la porta con sé come un trofeo. Comunque per rispondere alla tua domanda non si è mai lamentato nessuno, anche se ho un cruccio, un vecchio signore, tale che è morto di recente... “ sembrava che si ricordasse bene di quell'uomo che si avviava verso lo psicologo “quindi non pensa che quel vecchio ce l'abbia con lei, magari per una cura che non ha funzionato... comunque si riguardi e senta bene le cose...” neanche a dirlo il fantasma toccò lo psicologo che sentì una fitta, come se gli stessero togliendo le energie. “Cosa mi sta succedendo?” Si dovette appoggiare, un sorriso sarcastico di Matt “lei mi ha detto che i fantasmi non esistono, io avrei una cura totale ma lei dovrebbe far dire a tutti e lei stesso anche che io sia apposto, lo farebbe?”
    Il vecchio psicologo scrisse a fatica il foglio della pratica “lei risolve il problema e non avrà più cure, parola di dottore”
    Matt si alzò con la camera oscura in mano puntando l'obbiettivo in direzione dello psicologo “vecchio fantasma, guarda l'uccellino” uno sparo della luce della macchina e si sentirono delle urla e poi secondo colpo e l'energia del fantasma era come risucchiata.
    “Ecco fatto....” infatti lo psicologo si alzò, come se l'energia ritornasse. Chiese spiegazioni poi lo guardò “ora capisco, farò subito la richiesta per la fine di ogni intervento su di lei, ha un dono forse,però in caso lei decida di andare alla città dei suoi tormenti le consiglio seriamente di ripensarci, credo che il suo amico apprezzerebbe ciò, ma in caso contrario le auguro di sopravvivere”.
    Firmata la scheda liberatoria lo fece andare via con una stretta, di mano. Non fu più chiamato per quelle sedute, forse meglio, anche se gli incubi continuavano a tormentarlo, come se l'amico gli mandasse dei messaggi....
     
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  2. VerdeAlchimia
     
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    Mi ricorda molto la saga di Stephen Kinh "la torre oscura" :D anche lo stile mi sembra simile
     
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    è un bene o un male? :)
     
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  4. VerdeAlchimia
     
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    Voleva essere solo una constatazione, a me personalmente quella saga piace. Quando si parla di generi, è un po' a gusti....
     
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    project zero è infatti un gioco del genere, (la mia base, e il concetto camera oscura) solo che mai finiti xkè difficili alla fine, (tralasciando che mi manca il 3 ke è per la ps2 e il 4 in spagnolo per la wii, anche se l'idea dell'ospedale è spettacolare...) anche xkè cmq rispetto a resident evil devi stare attento anche ai muri....
     
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  6. VerdeAlchimia
     
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    Si si, ho giocato ai vari project zero ^.^ anche se del genere survival horror il mio preferito è silenti hill, silentill II ^-^ anche i vecchi resident evial sono molto belli però... sono innamorato del secondo in particolare :D
     
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    scusate il ritardo (la mia mente doveva aspettare per ingranare il primo capitolo...)
    Capitolo 1: Preparazione e partenza.
    Passarono solo due giorni da quel momento orribile per lo strizzacervelli e quindi nella sua testa era giunto l'ora di prepararsi a partire. Dai vestiti, le pellicole pronte e preparabili con un po' di pausa e anche vari altri strumenti utilizzabili era tutto da mettere in lista e calcolare le cose da usare. Per i vestiti era tutto pronto, aveva degli abiti usati solo una volta, per motivo di macchie o eventi mai più calcolati. La cosa più divertente per lui, se c'era ironia in quello che faceva, era la felpa slacciata che avrebbe portato sopra, anche perchè gli ricordava l'amico. Era una vecchia maglia con cappuccio grigia con il marchio dietro del primo film degli 'Acchiappafantasmi', quel film che lo aveva ispirato, il dottore interpretato da Bill Murray era come l'originale di sè stesso. I pantaloni poi erano quello che per lui poteva essere un residuo bellico delle sue battaglie di Paintball, dove aveva dato il meglio di sé difendendo il fortino con un fucile a vernice rossa. Bei ricordi quelli. Doveva trovare il modo di portare il tutto e aveva pensato al suo zaino da campeggio riparato con delle cuciture da una vecchia cartella dell'Invicta. Aveva preparato in delle scatole stile uova un set con pellicole con carta bluastra, e una con quattro con un'etichetta verde e due rosse. Aveva messo anche un foglio per far capire a sé stesso quali usare.
    'Ora è meglio che ti svegli, prima di usare cose che non devi. La pellicola blu è dotata di uno spazio di 75 foto, qualità di protezione bassa, quasi lo zero si potrebbe dire. Potrebbe essere usato in due solo occasioni: o entità a bassa energia oppure fantasma di passaggio, i messaggeri della zona morta come si potrebbe dire. La verde è la pellicola di medio potenza, ha meno foto, 50, ma è utile con entità di media forza, tralasciando che esse hanno un tocco più debilitante. Infine la rossa, la più potente ed efficace pellicola che io stesso abbia creato, infatti lo spazio è riservato ad un massimo di 30 foto, ma basteranno a colmare quello che sarebbe un pericolo. L'extra poi è una torcia simile alla camera oscura del professore Fukushima, anche simile alla Canon vecchio modello che ho potenziato con quel circolo con simboli dorati. Ha un potere minore ma grazie alla tripla funzionalità è capace di fornire luce normale, debilitare leggermente un'entità o esorcizzare un fantasma diciamo linea blu.'
    Bussarono alla porta, e quindi con un 'aperto' stile maggiordomo di case ex nobili, si aprì quella cosa di legno che poteva sembrare una normale e inutile porta, scassinata ben due o tre volte dai ladri, ma almeno l'affitto era basso. Era la proprietaria della casa, una donna paffuta che aveva portato metà torta. Sapeva che la piccola testa calda del suo inquilino, oramai da solo dopo che Joshua ha tentato di graziarsi il mondo con soldi mai arrivati, e anche la brutta fine fatta, almeno lei credeva che era così.
    “Sei in partenza allora, e io che ero convinta che l'idea fosse passata per la testa... giocare col fuoco è una cosa che fai troppo spesso, ma una volta sono stata aiutata da te, per il caso della bambina fantasma, capendo che non era pericolosa grazie a te” la sua voce era tremante, per il fatto che era triste vedere un giovane rischiare la vita per così poco. “Tu non puoi capire, non sono soldi che voglio, se no farei piccoli casi e basta, è la verità, quella che il mio amico voleva sapere e che la sua fine non è stata un caso, anche se credo che ci sia un vero e proprio mistero su quella maledetta città...”
    La donna poggiando un attimo il piatto con la torta “almeno vorrei che tu venissi a cenare da me, anzi da noi, dato che sai che quella bambina è ancora lì” nel mentre dalla porta aperta si vide una figura vestita da scolaretta delle elementari, triste anche lei, vedendo quella scena “direi che anche la piccola Sophia e triste per ciò, è venuta anche lei qui ora”.
    La donna si girò vedendo comunque il nulla, si fidava della vista particolare di Matt. “Ti aspetterò a casa mia… e ripensaci se possibile” .
    Il tavolo della cena era pieno di bistecche, panini e molto altro, anche se la cosa più ‘normale’ era che le sedie larghe erano tre: una con Matt sopra, una con la donna e una vuota, in realtà il ragazzo vedeva sopra Sophia che lo fissava con quegli occhi vuoti, era sempre silenziosa.
    Alla fine della cena Matt vide la bambina salire le scale seguendola assieme alla vicina, chiedendo come mai, da lì una breve spiegazione del ragazzo, con la donna che dopo aver sentito che la bambina si stava muovendo era curiosa di sapere dove stava andando. Si fermò indicando con un ditino la soffitta, collegata alla casa con una scaletta che scendeva con una cordicella. Matt tirò essa facendo scendere quegli scalini polverosi, da tempo non usati. Salirono e dopo aver visto la soffitta piena zeppa di oggetti, notando, almeno Matt che la bambina si era fermata vicino una scatoletta e un quadro impolverato. Togliendo con un panno un po’ di sporco si notava che quello era proprio un dipinto con una targhetta: Sophia Lancaster, 1990 Jefferson City. Guardò ella sia nel quadro sia la bambina fantasma notando, come differenza, che l’unica cosa che le mancava, a ella spirituale, era un braccialetto particolare, rossastro con un campanellino. Sophia indicò la scatoletta, poi aperta dal ragazzo, dentro, come un gioiello, pulito e lucido proprio quel braccialetto. La bambina alzò esso, per la vicina sembrava che un oggetto stesse levitando, e lo avvolse al braccio sinistro del ragazzo. Dopo passò la mano sopra e si sentì il campanellino titillare sonoramente.
    “Ho capito Sophia, vuoi aiutarmi” da lì la piccola aprì bocca con una voce lieve guardando il ragazzo “attento... ai… ‘untori’” poi si fece silenziosa. La vicina vide Matt piegato che riceveva quel dono, anche lei non parlava in quel momento. “Possiamo andare, da tempo che non salgo e mi inquieta parecchio” Matt si fece comprensivo muovendosi, richiamando anche la bambina, che scomparve da lì e ricomparve appena scesero. La donna richiuse il passaggio, aveva capito che forse una delle vittime era proprio la bambina, e quindi non poteva avere pace fin quando qualcosa non sarebbe successo e a malincuore doveva far partire il ragazzo in quella città maledetta.
    La mattinata dopo Matt uscì, erano le cinque più o meno, camminando per la strada con lo zaino che tintillava sonoramente. Arrivando davanti a un'attività che conosceva bene, era un'agenzia di viaggi che non vendeva molto pacchetti per motivo che la sua fama, e i suoi prezzi, non era benevola. Matt aveva preparato già tutto, sapeva bene che se avesse detto che sarebbe andato a 'morire' a Jefferson City non avrebbe la minima possibilità di viaggiare. Il bus color ramato arrivò regolare, aprendo la porta. Matt mostrò il biglietto speciale dato da quella persona che lavorava all'agenzia di viaggi facendosi aprire il passaggio. Era solo, cosa prevedibile. Dopo una mezza giornata di trasporto si arrivò al capolinea, un posto desertico lontano ancora un po' da Jefferson City.
    “Siamo arrivati al limite, prego scendere” il guidatore era serio nel volersi liberare del ragazzo, facendo poi manovra per il ritorno. Neanche un minimo cenno di saluto, era inperscrutabile nello sguardo colui che guidava quel bus solitario.
    Matt camminò per un po' in direzione proprio della città maledetta, il campanellino stava tintillando, la cosa non era bella, perchè si poteva pensare che già subito Matt poteva intravedere qualche entità oppure si doveva aspettare qualcosa di peggio. Dopo un quarto d'ora, aveva mangiato qualcosa nel mentre camminava, vide un camioncino biancastro, con una mini antenna sopra di esso. Avvicinandosi notò un marchio, rappresentava una tv locale, non tanto conosciuta. Arrivando alla porta della macchina solo toccandola la aprì. Noto il volante e sotto un mazzo di chiavi, tra cui una per l’accensione di essa e una più piccola, come di un lucchetto. Provò ad far funzionare la macchina ma nulla, era morta. Tolse le chiavi aprendo poi il cruscotto notando documenti messi in maniera casuale. La sola data era un’informazione molto rivelante, per quello che si ricordava poteva essere una delle prime esplorazioni fatte nella città. Uscì dalla macchina volendo allora andare al portellone del retro di essa, dove, casualmente, notò un lucchettone che bloccava la porta. Era strana comunque, sembrava che qualcosa coprisse con un velo leggero il lucchetto, ma provò a usare la chiave, che entrava dentro, ma anche lì nulla, da fare. Prese la camera dopo aver tolto le chiavi facendo una foto al portone, nella parte del velo, se non era nulla avrebbe ben capito che quella porta non si sarebbe aperta, e anche se avesse visto altro allora era guai. Dato che la fortuna non era mai dalla sua parte vide sul piccolo schermo della camera una cosa inquietante: al posto di quello che per lui era un velo c’era un volto umano, un uomo pelato con uno sguardo sofferente. Girandosi vide in lontananza una fiammella blu che levitava. Camminò sempre con la camera pronta verso di essa notando sotto una cassetta da telecamera. Appena si abbassò per andare a toccare la scatola nera la fiammella sparì, ma vide una mano di fronte a lui e alzando lo sguardo notò una persona con una tuta proprio con lo stemma della tv, occhi completamente vuoti neri. Appena si accorse di Matt provò a toccarlo, ma il campanellino risuonò tanto da far capire che forse era in pericolo, e velocemente schivò il contatto preparando a sparare una foto. Aspettò quattro tichettii dalla macchina, come un contatore, facendo uno scatto, con un il risultato che sperava, il fantasma, come se fosse ferito, gemeva dal dolore e sparì. Si riprese attento nel guardare attorno, vedendolo vicino alla porta del camioncino. Preparò il secondo colpo facendo la foto vedendo sparire vaporizzando si il fantasma. Sentì anche che il velo se ne era andato. Prese la cassetta come prima cosa, per poi tornare al portellone del van, usando la chiave, secondo tentativo, finalmente riuscito. Dentro tutto ciò che poteva servire per rivedere i nastri delle telecamere, con due schermi, tastiera tipo computer, fili elettrici e macchinar per generare corrente. Aprì la scatola nera vedendo dentro proprio la cassetta, bene tenuta. La inserì dentro il mangiacassette tirando indietro notando che era proprio un servizio che la tv doveva fare.

    Era quasi estate, le giornate anche se nuvolose erano calde. Una giornalista, molto giovane per quel lavoro, una diciotenne o ventenne al massimo, era ferma a cercare il posto giusto per un servizio di almeno due o tre ore. Erano quasi le sette di sera ma l'ignoranza era normale, c'erano stati pochi casi in quel momento di scomparse.
    “Dai Lorence che tra poco iniziamo” era presuntuosa nel suo atteggiamento “E fai vedere bene la torre dell'orologio non voglio avere problemi col nostro capo per il fatto che io sia stata targata come non puntuale e ritardataria. Il mio stipendio, e il mio lavoro, dipende da questo servizio” .
    Iniziò poi a parlare quella giornalista paragonando l'ambiente desolato a una ghost town del west, tralasciando il classico vento caldo del deserto mentre lì c'era un leggero venticello estivo. All'improvviso si sentì l'orologio suonare, le campane erano veramente rumorose. Il cameraman si spaventò dopo quel rumore, erano le sette di sera, quando vide che sul braccio della giornalista comparve all'improvviso una macchia nera.
    “Cecy guarda cos'hai sul tuo destro” spaventato tremando. La giornalista guardò e vide quello che il cameraman le aveva detto. “Cosa cavolo sta succedendo “ intanto anche a Lorence comparve la macchia e entrambi si sentirono toccare ovunque e perdere energie “siamo maledetti, colpa tua Cecy che dicevi 'andiamo a fare il servizio nella città di Jefferson City, diventiamo famosi e guadagniamo tanti soldi' “. Corsero in due direzioni separate, la donna verso un riparo mentre il cameraman andò verso l'entrata più veloce che poteva, stremato e senza più energie, quasi stava vedendo la morte arrivare molto in fretta, uscendo dalla città collassando per terra.

    Si spense la tv, aveva visto bene che stava scappando e anche il marchio, cosa che si ricordava per la lettera del suo amico. Uscì dal van, spenti i monitor e poi chiusa la porta con il lucchetto si avviò verso la città. Di fronte alle transenne oramai tranciate e per terra prese il dono della vicina, il sale santificato facendo il segno per terra lungo la linea che segnava l'entrata. “Ora il passaggio è perfetto”. Guardò l'orologio da polso notando che era mezzogiorno quindi secondo il filmato aveva sette ore prima che lo spettacolo raccapricante cominciava, anche prima doveva stare attento.
     
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6 replies since 23/8/2013, 23:46   97 views
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